SPS CHIUSI I BATTENTI. SUCCESSO PER LA PARTECIPAZIONE DEGLI INGEGNERI

La dodicesima edizione di SPS Italia, la fiera dell’industria intelligente, digitale e sostenibile, ha chiuso i battenti. Centrato l’obiettivo del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri dell’Emilia-Romagna, che con la loro partecipazione non solo hanno dato un podio alla figura dell’ingegnere come professionista in grado di agire sui processi aziendali e industriali, innovandoli, ma anche di sottolineare il ruolo degli Ordini come importanti interlocutori degli attori del mercato.

A coadiuvare l’evento è stato l’Ordine di Parma, in qualità di provincia ospitante. Il presidente Claudio Ferrari ha commentato: “Quando si parla di innovazione di processo e di prodotti, non si può non riflettere sul fatto che la conoscenza che c’è dietro ogni prodotto o processo è quella dell’ingegnere. Il suo ruolo quindi è fondamentale, sia dal punto di vista dello sviluppo che dal punto di vista della mitigazione delle criticità dovute ai progressi tecnologici, sempre nell’interesse della società civile. Oggi, è necessario un rinnovamento, e questo non può non passare dal riconoscimento dei valori che connotano questa figura per l’alta competenza, per la deontologia e la versatilità necessarie per una indifferibile transizione ecologica e digitale diffusa. Per questo gli Ordini degli Ingegneri Italiani hanno voluto essere presenti a SPS, per una sempre maggior sinergia con le istituzioni e il modo produttivo”.

Presenti con uno spazio informativo e un’Area Talk che, affollatissimo, nei tre giorni di fiera, ha visto alternarsi 31 interventi su casi reali, con la presentazione di progetti e soluzioni d’eccellenza made in Italy, la tre giorni degli ingegneri a SPS ha culminato con un convegno dal titolo “Il ruolo dell’ingegnere nella società: quale sinergia? Esperienze per il domani”. Importanti rappresentanti del mondo della pubblica amministrazione, del sistema produttivo e della comunità si sono infatti confrontati su come l’ingegneria possa fungere da ponte tra le esigenze della società e le innovazioni tecnologiche, influenzando il rinnovamento e l’innovazione.

Dopo i saluti istituzionali del Tesoriere CNI Irene Sassetti e del Coordinatore della FedIngER Alessandro Uberti, ad aprire gli interventi in sala è stato Alberto Romagnoli, Consigliere CNI, che ha esaltato l’importanza della collaborazione tra il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Confindustria, Federmanager, le università e i decisori pubblici nel promuovere un ecosistema favorevole alla formazione e allo sviluppo delle competenze ingegneristiche. Romagnoli ha affermato: “Insieme, stiamo costruendo ponti strategici tra l’ambito accademico e quello industriale, intensificando lo scambio di conoscenze e facilitando l’integrazione di tecnologie innovative. Questo sforzo congiunto è cruciale per formare una nuova generazione di ingegneri pronti a rispondere alle sfide del mercato globale e a promuovere uno sviluppo sostenibile. Auspichiamo che questo convegno sia un punto di partenza per iniziative sempre più mirate ed efficaci, in grado di rafforzare ulteriormente questa sinergia tra i vari attori del settore”. Questa visione unificata sottolinea un impegno collettivo nel garantire che l’Italia rimanga all’avanguardia nell’innovazione e nella formazione ingegneristica.

A seguire l’assessore regionale Barbara Lori ha rimarcato come “in un tempo complesso, in cui i cambiamenti determinano forti impatti sulle comunità, occorre attrezzarsi per attraversare questo spazio in modo efficace, propositivo e con uno sguardo a 360°. Le transizioni digitali ed ecologica ci mettono davanti a nuove sfide che possiamo affrontare solo innalzando il livello delle competenze, promuovendo la multidisciplinarietà, attivando relazioni e progetti di rete, dove i sistemi fondamentali della società si confrontano e condividono soluzioni possibili. Così la Regione Emilia-Romagna ha fatto con il “Patto per il Lavoro e il Clima”, a cui hanno aderito oltre 60 soggetti rappresentativi della comunità regionale, ed è in questo stesso spirito e con disponibilità al confronto e al dialogo che oggi siamo qui, nella consapevolezza che la figura dell’ingegnere rappresenta davvero un prezioso riferimento in molti settori che interessano il sistema produttivo regionale e concorrono a quello sviluppo virtuoso e innovativo che da sempre sosteniamo”.

Anche il prorettore vicario Università degli Studi di Parma Fabrizio Storti ha posto l’accenti sulla sfida dei tempi: “Viviamo un momento di grande complessità e instabilità, tipico delle transizioni, dove le tecnologie avanzate e le ambizioni sfidanti richiedono professionisti sempre più qualificati. È essenziale combinare il progresso tecnologico con la compatibilità ambientale e l’equilibrio sociale. L’Università è chiamata a un rinnovamento profondo nei contenuti e nei metodi di insegnamento per formare professionisti capaci di coniugare conoscenze e tecnologie provenienti da settori diversi. Solo mettendo a sistema i saperi presenti in tutta la società possiamo affrontare le sfide future. Il contributo delle nuove generazioni di ingegneri sarà cruciale per un progresso sostenibile, capace di garantire un futuro migliore per tutti”.

Il convegno è stato anche l’occasione per fare una fotografia delle politiche industriali italiana ed europea e su come per il rilancio dell’economia nazionale e continentale sia necessario ripartire dalle alte competenze, tra cui quella dell’ingegnere, vista come fondamentale. La riflessione è stata portata da Giovanni Baroni, vicepresidente Confindustria e presidente Piccola Industria,

Più ingegneria e meno finanza. Questo è il paradigma su cui fondare l’indispensabile rilancio del nostro Paese. Il rilancio, strettamente collegato all’innovazione tecnologica e di processo, è possibile, ma può avvenire se il contesto di riferimento, l’Europa, ribalta l’approccio alle politiche economiche degli ultimi decenni, attraverso scelte decisionali che rimettano l’industria, e quindi la produzione, al centro del benessere e non il finanziamento tout court dei consumi purché siano. Come legge del mercato vuole, infatti, oggi le sfide le stanno vincendo i Paesi produttori: Usa, Cina, India, e il nostro continente, che inizialmente ha visto una convenienza nella de-industrializzazione, è necessario prenda atto della deriva subalterna, e meramente burocratica, verso la quale rischiamo di andare se non ci riappropriamo del potere del know how. E non potendo competere con alcune aree del mondo che fanno della manodopera a basso costo il loro punto di forza, il nostro rilancio non può che basarsi su figure altamente competenti e valorizzate, quali sono gli ingegneri, restituendo loro quella dignità strategica grazie alla quale, come sempre hanno fatto nella nostra storia, riportare in alto il nostro Paese e il nome del genio italiano nel mondo“.

Infine, il presidente Federmanager dell’Emilia-Romagna Massimo Melega ha sottolineato l’importanza della formazione: “Nel nostro ruolo di cittadini responsabili di una democrazia, dobbiamo essere dotati degli strumenti tecnici adeguati per permettere a chi governa di prendere decisioni informate. Questo richiede un impegno costante nel mantenere e aggiornare queste competenze attraverso la formazione continua. L’interazione tra diverse aree di competenza, come la cybersicurezza e la sicurezza sul lavoro, dimostra quanto sia complessa e interdipendente la moderna esigenza professionale. Melega ha inoltre trattato la criticità della formazione continua tra i manager, indicando che “solo il 62% dei manager ha partecipato a corsi di formazione nell’ultimo anno, una percentuale ancora troppo bassa per garantire un aggiornamento professionale adeguato“. All’evento è stato altresì discusso il vasto problema dei giovani NEET in Italia, che rappresentano una significativa percentuale della popolazione. Melega ha sottolineato la necessità di ridurre la dispersione scolastica e di affrontare la questione del ‘Quiet Quitting’, comportamenti che ostacolano la crescita delle competenze. “La vita non è un’app, ma una realtà complessa che richiede un impegno costante e una preparazione ad affrontare scenari sempre nuovi e imprevisti, come le pandemie e i salti tecnologici“, ha concluso Melega.